Da Legge per Tutti
In caso di omessa o tardiva diagnosi di una malattia incurabile, il paziente o i suoi familiari ed eredi hanno diritto a un ristoro economico?
Scoprire di avere un tumore è scioccante; sapere troppo tardi di averlo è ancora peggio. Se la diagnosi è sbagliata o intempestiva, il cancro, che nel frattempo si è sviluppato ed ha invaso il corpo, potrebbe non essere più curabile e il paziente rischia la morte o, se gli va bene, un’invalidità permanente. E nel frattempo si sarà dovuto sottoporre a trattamenti molto più invasivi di quelli che sarebbero stati necessari nella fase iniziale.
Quando c’è un tumore non diagnosticato, il risarcimento danni deriva dalla condotta negligente o trascurata del medico che non ha prescritto gli esami necessari, o che ne ha valutato erroneamente i risultati, ad esempio non sapendo interpretare un’ecografia o le analisi cliniche ed istologiche.
Sono casi gravi di malasanità che richiedono un approfondimento nel processo civile o penale che viene instaurato su iniziativa del paziente o dei suoi familiari ed eredi. La giurisprudenza equipara al tumore non diagnosticato anche quello riscontrato troppo tardi, quando ormai la neoplasia si è estesa, di solito interessando organi diversi da quello in cui ha avuto origine; così è diventata incurabile e il decesso è ormai inevitabile. Anche in tal caso spetta il risarcimento dei danni, dovuti alla responsabilità dei sanitari che hanno omesso la diagnosi corretta nei tempi utili a salvare la vita del paziente.
Responsabilità medica per omessa o tardiva diagnosi di tumore
Il medico è un prestatore qualificato di opera intellettuale, ed è tenuto per legge a svolgere la sua attività professionale con «diligenza qualificata», cioè con un’attenzione maggiore di quella richiesta ai prestatori d’opera manuale e agli esercenti di arti e mestieri.
L’omessa diagnosi di tumore si ha quando la neoplasia, pur essendo presente nell’organismo ed evidente dal quadro sintomatologico del paziente o dagli esami già compiuti, non viene riconosciuta come tale, e talvolta viene confusa con altre patologie (in tal caso, si ha la diagnosi errata).
Nella pratica, i casi più frequenti riguardano la diagnosi tardiva del tumore anziché l’omessa diagnosi. In entrambi i casi, ciò che manca – e che invece era doveroso attendersi da un medico diligente scrupoloso – è la diagnosi tempestiva della patologia tumorale, fatta nei tempi utili per praticare le cure necessarie.
In concreto, i casi di omessa o tardiva diagnosi del tumore sono molteplici e si verificano in quasi tutte le branche della medicina: c’è chi non riconosce la presenza di un tumore maligno in un neo o in una cisti, chi sottovaluta sintomi evidenti e non prescrive esami mirati e approfonditi, chi sbaglia nel leggere radiografie o Tac. Il paziente continua ad avere disturbi, si sottopone ad altri accertamenti e solo a quel punto la neoplasia viene individuata. Sono errori che pregiudicano la possibilità di praticare cure corrette e tempestive e vengono commessi sia da medici generici sia da specialisti di varie discipline (ginecologi, internisti, dermatologi, ortopedici, urologi, ecc.), prima che il paziente venga inviato dall’oncologo.
Diagnosi omessa o tardiva del tumore: quali danni?
Il danno da diagnosi omessa o tardiva del tumore riguarda, principalmente, la compromissione della salute – o della stessa vita – del paziente, e dunque riguarda l’aspetto del danno biologico; ma comprende anche il danno morale ed esistenziale, dovuto alla sofferenza psicologica accentuata in chi è costretto a sottoporsi a interventi invasivi che una diagnosi precoce avrebbe potuto evitare.
A livello patrimoniale, è configurabile anche il danno da perdita di chance, dovuto all’impossibilità di ottenere il risultato sperato (la guarigione), con una conseguente compromissione della qualità futura della vita del paziente, se rimasto invalido o costretto a costose cure o della sua ragionevole aspettativa di vita, in caso di decesso.
Se il malato è ormai incurabile, a ciò si aggiunge l’ulteriore danno (di natura non patrimoniale e dunque liquidato in via equitativa) consistente nella dolorosa consapevolezza dell’approssimarsi dell’inevitabile fine della vita. È il cosiddetto danno da agonia o danno terminale.
In caso di decesso del malato di tumore avvenuto in conseguenza dell’omessa o tardiva diagnosi, ai familiari legati a lui da un intenso vincolo affettivo spetta anche il risarcimento del danno parentale, consistente nella sofferenza interiore provocata dalla perdita del loro caro.
Risarcimento danni da tardiva diagnosi di tumore: Cassazione
In tempi recenti, la Corte di Cassazione ha raggiunto una posizione estensiva sul riconoscimento dei danni da tardiva diagnosi di tumore e ne ammette il risarcimento, in base ai criteri che ti abbiamo indicato nel paragrafo precedente, anche sotto l’ulteriore profilo della perdita del paziente del diritto di operare le sue ultime scelte con autodeterminazione, essendo, invece, costretto all’accettazione inevitabile della sofferenza morale e del dolore fisico.
In particolare, l’ultima sentenza della Suprema Corte sul tema afferma che il malato terminale di tumore perde la possibilità di programmare le ultime fasi della sua vita, scegliendo tra ricorrere a trattamenti lenitivi o a limitare la durata del percorso terapeutico e questo danno è risarcibile se trova la sua fonte in una responsabilità medica per omessa o tardiva diagnosi. Il caso riguardava una donna morta di leucemia linfatica, curata presso un centro oncologico quando ormai il tumore era giunto al quarto, ed ultimo, stadio di sviluppo.
Gli Ermellini sottolineano che «la violazione del diritto di determinarsi liberamente nella scelta dei propri percorsi esistenziali, determinata dal colpevole ritardo diagnostico di una patologia ad esito certamente infausto, non coincide con la perdita di chances connesse allo svolgimento di specifiche scelte di vita non potute compiere, ma con la lesione di un bene di per sé autonomamente apprezzabile sul piano sostanziale, tale da non richiedere l’assolvimento di alcun ulteriore onere di allegazione argomentativa o probatoria, potendo giustificare una condanna al risarcimento del danno sulla base di una liquidazione equitativa».
Responsabilità medica per omessa o tardiva diagnosi: approfondimenti
Se vuoi approfondire l’argomento trattato e conoscere altri particolari, riguardanti il caso – anch’esso recentemente deciso dalla Corte di Cassazione – di un carcinoma mammario sfuggito agli esami al seno e diagnosticato in ritardo, con conseguente grave danno alla paziente, leggi l’articolo “Responsabilità del medico per tumore non diagnosticato“.